«Mi sono ispirato agli anni’20 dello scorso secolo» spiega lo stilista iberico. In passerella cita gli orientalismi del sarto Paul Poiret e l’eleganza delle dame di Mariano Fortuny che rivivono in cromìe sgargianti e caleidoscopiche.
Lo show è infatti un tourbillon psichedelico che proietta un’artigianalità di alto profilo in una dimensione avveniristica. «Il mio è un classico sperimentale che rinnova le forme d’antan con un linguaggio tecnico e decorativo inedito». Il risultato è pura fantasmagoria.
Stampe mutuate da collage floreali alla Matisse trasposti nei patchwork di georgette “rasata”. Bagliori dorati e lamé nei soprabiti di acetato di cellulosa stropicciato. Alchimìe tessili laddove il mohair convive con il broccato e con smaglianti fodere di paillettes argentate. I cappotti hanno volumi a kimono, la cappa di piume di struzzo è inumidita da finissaggi hi-tech.