Antonio Marras

Nato ad Alghero nel 1961, è felicemente sposato con Patrizia da vent’anni e ha due figli, di 15 e 8 anni. Il suo esordio nella moda avviene nel 1987, anno in cui viene chiamato da una ditta romana a disegnare collezioni di prêt-à-porter.

Nel 1996, invitato a presentare a Roma un defilé couture, crea la prima collezione che porta il suo nome. Nel marzo 1999, a Milano, è la prima volta del suo prêt-à-porter, con una collezione dedicata alla scrittrice Annemarie Schwarzenbach.

Nel 2001, a Bologna, gli viene assegnato il premio Francesca Alinovi. Nello stesso anno viene presentata la monografia di Cristina Morozzi dedicata al suo lavoro, con fotografie di Gianni Berengo Gardin. Nel 2002 presenta, al Pitti Immagine Uomo, la sua prima collezione maschile.

Nel 2003 il Museo d’arte contemporanea Masedu di Sassari gli dedica la mostra “Antonio Marras. Il racconto della forma” a cura di Giuliana Altea. Nello stesso anno inizia ad Alghero il progetto “Trama Doppia”, una serie di mostre con cadenza annuale che vedono il designer confrontarsi, di volta in volta, con uno o più artisti.

Nel 2003 viene invitato dal gruppo francese LVMH a ricoprire la carica di direttore artistico della maison Kenzo. Nel 2006 la Fondazione Pitti Discovery pubblica, con l’editore Marsilio, la monografia “Antonio Marras”, secondo volume della collana Mode: nello stesso anno, in occasione del decennale del marchio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino ospita la mostra fotografica “Antonio Marras. Dieci anni dopo”.

A partire dall’A/I 2008/2009, viene distribuita “I’m Isola Marras”, la seconda linea femminile dello stilista, prodotta da Interface, marchio del gruppo Stefanel.

Antonio Marras è uno stilista schivo, e completamente autodidatta, per il quale la moda è espressione pura dell’immaginazione. Gli abiti non sono fatti di semplice stoffa ma di infiniti dettagli, rimandi, evocazioni immateriali. Una moda emozionale, in cui si fondono tessuti e dettagli. Linee insolite e influenze estetiche diversissime, che spaziano da Klimt ai costumi della tradizione sarda, dai kimono giapponesi ai film noir degli anni Trenta e Quaranta. Marras si «intrufola» in tutte le declinazioni della cultura visiva e ne trae idee per inventare abiti ricchi di decorazioni e di dettagli provenienti da epoche e mondi apparentemente inconciliabili.

Per una volta Marras, non allaccia un dialogo creativo con un artista o un gruppo di artisti. Si impegna nel ripensamento e nella rivisitazione eccentrica del proprio itinerario, con una mostra che è al tempo stesso una messa in scena del suo metodo di lavoro.

Marras ha costruito un percorso fatto di abiti, disegni e installazioni, che si snoda lungo i tre piani del Liceo Classico “Manno” di Alghero. Nel bianco-nero delle foto di Yelena Yemchuck si muovono sullo sfondo di spiagge e campagne accecate di luce delle figure femminili evocate da un passato stranamente contemporaneo.

Nei disegni di Marras, frammenti delle stesse immagini ritornano, slavate dalla fotocopiatura e da interventi a pastello accentuano il carattere cupo e meditativo, sfocato e irreale. Filo conduttore tra i vari momenti del percorso espositivo sono gli abiti. Sbocco primario di un’attività creativa che da 10 anni si muove senza gerarchie tra racconto, arte e design, tra produzione e poesia.

 “L’archivio provvisorio” del titolo è lo sguardo rivolto su un passato che stringe sul presente. Così come nella prassi quotidiana della ricerca di Marras, motivi idee e soluzioni ritornano per assumere tratti nuovi ed inaspettati, in un processo di continua metamorfosi.

Sul tema dell’archivio si incentrano, in mostra, due installazioni, realizzate con i materiali e gli oggetti trovati, carichi di vissuto. Il percorso termina con uno squarcio sull’archivio vero e proprio dello stilista. Un ricchissimo deposito di stoffe, modelli, abiti vecchi e nuovi di cui si nutre costantemente il suo lavoro.